The subtitle of the journal Dime Press "that I and three other companions avvrentura Founded in the early nineties, it was" stock Bonelli. It was a pun on the English word "magazine", meaning "magazine," false friend Italy's "warehouse" but we seemed to be communicating the idea of \u200b\u200b"container" of all news, discussion, interviews and reviews of the production of Sergio Bonelli Editore, which the head was clearly monomaniacal, and dedicated.
remember that the editor, Antonio Vianova , strongly supporting the idea that even in Italian "warehouse", in an ancient or old sense, or could have had the meaning of "review". I have always doubted me, but I proposed to insert a photo shoot in the first issue on the real stock Bonelli, the one where they kept all the arrears of house Bonelli. It was not possible, and fall back on a visit home Castelli , which however proved to be a curiosity of mine (see Dime Press # 1 for yourself).
A decade earlier, another magazine called "The Strip ", curated by Stefano Mercuri , had published a special issue, or rather a real book (the first of two volumes , with the latter intended to leave much later), entitled "The Bonelli: 50 years of comics ," which boasted a foreword by Decio Canzio inte esting. The preface in question was entitled " L’incendio del magazzino ”. Il pezzo cominciava così: “Si favoleggia, qui alla Cepim, di un misterioso ‘incendio del magazzino’: non si sa bene quando avvenne, ma certo dovette essere violentissimo, visto che fece tabula rasa del passato. Tutti i vecchi albi distrutti, e con essi i registri che catalogavano le pubblicazioni, con le date esatte, i nomi degli autori e tutto quanto avrebbe potuto essere utile per ricostruire la storia della Casa editrice. Ecco perché, paradossalmente, a saperne meno di tutti sulla Cepim (Daim Press o Araldo o tutte le altre aziende del ‘Gruppo Bonelli’) siamo proprio noi. E gli albi non ci sono davvero: lo sa benechi ce li chiede per questa amateur or that initiative. "
I once read, but do not remember where, something written by Tiziano Sclavi the which tells of his visit to the warehouse Bonelli, and you compare it to the final of the predators' Lost Ark. I have always been the desire to see this legendary department store and, like me, I imagine would appeal to many others.
So, just over a month ago, when I have had the opportunity of going to pick up the comics that would be needed for an event, I took advantage of the fly's presence in the drafting of Andrea Marco Corbetta , meglio noto come “ Baltorr ”, avvocato di professione ma eccellente fotografo per passione, e l’ho portato con me, dato che mi serviva una mano e soprattutto dat o che aveva al seguito la sua inseparabile macchina fotografica.
Baltorr, che è anche presidente dell’ Associazione Cultrale “Pickwick” di Besana Brianza, gestisce un suo blog , dove mostra agli interessati i suoi reportage fumettistici. Alcuni degli scatti che abbiamo potuto immortalare durante la nostra visita li trovate qui di seguito. Mi fa piacere poter mostrare i colleghi che lavorano a spedire gli arretrati a chi li richiede, le pile di albi immagazzinati, le casse delle cornici delle varie mostre (vedi sopra), i fumetti danneggiati destinati al macero.
L’edificio è recente e so che ha sostituito da alcuni anni una sede più vecchia. Non so se siano custoditi qui dei cimeli particolari o se davvero le rarità siano andate distrutte nel leggendario incendio o, come spero, siano conservate altrove sottochiave.
C’è però un angolo dove alcuni scaffali sono recintati da una catenella e una scritta dice “vietato l’accesso”. What is there, few copies escaped the flames so many years ago?
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